Quartieri Spagnoli
Per Quartieri Spagnoli nella città di Napoli, si intende la teoria del lotti urbani pianificati come un nucleo progettuale quadrato, a carattere strettamente militare, variamente collegati tutti tra loro ed a loro volta collegati, grazie ai varchi aperti sul Corso Vittorio Emanuele, alle propaggini meridionali della collina del Vomero.
Essi sono attraversati e tagliati in due giù a valle da via Toedo, e soltanto inseguito fusi col circostante tessuto urbano. A partire dalla Galleria Umberto I, ammantano e procedono per il primo e secondo comparto delle Mortelle, fino all’apice della cinta bastionata ed allineata a nord subito sotto Castel Sant’Elmo, Certosa e Vigna San Martino. Ed infine, furono inventariati e descritti di volta in volta sul fondo Le Celse, l’unica delle documentazioni ufficiali e consultabili che contenga informazioni sulle preesistenze ambientali.
I piccoli comparti che ne formano la scacchiera sono articolati mediante uno schema ippodameo con strade che si incrociano ortogonalmente, formati da lotti quadrati di circa 20×20, eccezion fatta per la prima fila prospisciente via Toledo, a partire dalla quale, le trasformazioni del Seicento, otterranno l’unione di più “insule in profondità e la costruzione dei primi cortili”. Giù a valle, i Quartieri Spagnoli, sono inclusi entro il terminale di piazza Trieste e Trento fino all’apice dell’attuale via Armando Diaz.
Rappresentano uno dei tanti casi emblematici del Centro Storico UNESCO, per il persistere delle criticità sociali prima che strutturali, mantenendo uno stato di conservazione fittizia8 adeguato all’ambito del piano di gestione ICOMOS Italia. A partire dal 2011 e dall’esito degli studi sulle contingenze raccomandate dall’HISTORIC URBAN LANDSCAPE, sono da considerarsi Quartieri Spagnoli propriamente detti, le circoscrizioni che da sempre ne hanno composto il sistema a scacchiera ed ovvero, le sezioni: San Ferdinando, Montecalvario, Santa Lucia al Monte, e sotto di sé le zone note coi toponimi di Concordia, Trinità degli Spagnoli, Santa Teresella, Misericordiella e Speranzella, incluse le fasce territoriali di espansione, ed i primi rilievi della Vigna a San Martino.
La tipologia edilizia, sia quella pubblica che quella privata, quella civile come quella sacra, ha importato la forma attuale, pienamente contributiva dell’assetto urbano moderno, dalle caratteristiche spaziali, planovolumetriche e decorative del secondo Cinquecento9, corrispondente alle zone del Monte di Dio, l’Egiziaca, Serra di Cassano, Pallonetto a Santa Lucia, la Solitaria e Cappella Vecchia.
Si tratta di un’area fortificata e cresciuta su se stessa fino al 1707, data storica della sconfitta degli Spagnoli e l’avvio del dominio austriaco sulla città. La fase di costruzione dei Quartieri Spagnoli, durante la gestione vicereale della capitale del Regno, sarà circoscritta alle aree escluse dagli interessi delle precedenti attività aragonesi, e che giunta a termine solo verso la fine del Cinquecento, dividerà in due tronconi la città.
Da una parte i nativi, i napoletani veri e propri, messi a vivere nelle aree per altro interessate dalle prammatiche e dai divieti sull’edilizia, praticamente fuori dalle mura della città e dall’altra gli spagnoli, i soldati acquartierati sulla collina di Pizzofalcone, messi a guardia dei togati e dei burocrati occupanti il versante del Poggio alle Mortelle, che, per chi non lo sapesse, è la collina che le sta di fronte.
Tra le due collinette, giù a valle, più o meno corrispondente alle zone oggi conosciute come piazza del Municipio, la cosiddetta città dei servizi, cioè quell’intelligente dislocazione degli immobili destinati alle unità d’appoggio, il carcere, l’ospedale ed il banco di San Giacomo, alla fine inglobati all’interno dell’unico disegno impresso al carattere urbano oggi moderno di San Giuseppe dei Fio(SENSITIVE CONTENTS HIDDEN)-Carità.
Su tutto, Castel Sant’Elmo, sola roccaforte in grado di mantenere il rigido controllo sull’artiglieria, l’abitato, il porto, e quello specchio di mare che è il golfo di Napoli da sempre l’accesso preferito dagli assedianti.
I lavori sul perimetro delle mura urbane furono avviati nel 1537, proprio quando il castello fortificato dall’Escrivà perdendo l’azione di vedetta acquisirà altrimenti quella di difesa ed è relativo a quel periodo l’estensione dei Quartieri Spagnoli fin sul ciglio del Mercatello, l’attuale piazza Dante, compilando lato monte ciò che verrà attuato al borgo dei Marinari lato mare, e cioè concludere un più sano controllo della città a partire dal controllo del sistema Palazzo Reale, e da quest’ultimo, in poi, il controllo definitivo su via Toledo e via Chiaia.
I Quartieri Spagnoli per estesi che appaiano in realtà si sono fortemente sviluppati come centro residenziale solo ad opera del risanamento napoletano del dopo 1875 e non prima, sfuggita miracolosamente allo stesso Risanamento che ne chiedeva l’abbattimento totale di ogni forma di abitazione eretta fino a quel momento.
In ogni caso il disegno è a voce unica: gli edifici si presentano occupati da due distinte unità edilizie con ingresso indipendente. All’interno dei palazzi al di là delle corti comunque sempre presenti in alcuni casi introducono ad un giardino condominiale, secondo un modello importato dalle ville napoletane.
Gli edifici grandi e compositi con tutte le comodità, s’innalzano su più diversi piani concentrati attorno quasi sempre ad un cortile, nel quale in pochissimi casi ancora si aprono antiche bocche di pozzo.
Gli antichi locali di servizio spesso insediati dalla domiciliarità fissa delle famiglie d’estrazione popolare, e, diversamente invece più spesso accosto all’ingresso di detti edifici, si aprono piccoli bassi al fianco dei quali si allineano le botteghe quasi mai simmetriche rispetto alle soluzioni architettoniche degli edifici appartenenti ai primi nuclei di edificazione (website hidden) piani superiori ubicati in concorso con gli appartamenti luminosi e spaziosi i cosiddetti ”appartamentini matti”.
Planimetria e stereometria di queste abitazioni non sono quasi mai regolari, poiché questi il più delle volte risultano esser la stratificazione di edifici costruiti su altri edifici, porzioni di piani di palazzo e solai innalzati sui piani poggianti su copertura a volta, soluzione questa che permette di innalzare ancora su quanto è già innalzato. Il risultato finale di tutto ciò che è stato combinato sulle strutture edilizie di destinazione civile preesistenti, son palazzi di forma bizzarra, distribuzione degli spazi inefficiente, con una statica risicata che entra in crisi appena si continua ad edificarci sopra con gli effetti postumi visibili proprio in questa terra molestata dalle terribili sollecitazioni del sottosuolo cavo.
Gli appartamenti son spesso caratterizzati dallo sfarzo di suppellettili d’ogni tipo, rifinite di materiale pregiato e costoso come lo si può leggere negli inventari degli atti notarili appuntanti, in certuni casi gli arazzi, le sete, i cristalli, gli argenti, gli ori antichi. Improbabili ad altra parte, ai Quartieri son stati registrati anche gioielli, ricche collezioni dei dipinti, quadri di valore stimato.
L’esigenza di erigere case e palazzi in verticale, allineati in minuscoli lotti di forma quadrangolare, quelli di maggior dimensioni prevalgono lungo i fasci perimetrali del fianco collinare, all’interno dei quali sorgono le cosiddette case palaziate composte da più e diversi registri, la cui pavimentazione non mostra per niente soluzioni di continuità con quella urbana e tutti o quasi tutti gravitanti in un territorio omogeneo ad area municipalizzata. In realtà va anche detto e ripetuto che a nord sulle alture il contrasto tra gli edifici e l’ambiente circostante, seguendo le idee e le ipotesi di lavoro di Emilio Ricciardi, sembra meno esasperato coi lotti a minor dimensione, invece che si trovano alle spalle delle via di Pessina ed il quartiere dell’Avvocata.
Nel settembre del 2012 è stata aperta in prossimità dei Quartieri Spagnoli la stazione Toledo della linea 1 della metropolitana di Napoli. Durante gli scavi per la realizzazione della seconda uscita della stazione in piazza Montecalvario, sono state rinvenute tracce di insediamenti abitativi dell’Età del ferro del 1500 a.C. circa. In piazzetta Santa Maria degli Angeli, invece, sono stati ritrovati reperti della Napoli medievale